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1994 MaurizioGioco

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Scrivo per parlare di Adriana Argalia, del suo lavoro fotografico che ho potuto recentemente visionare in occasione del nostro incontro per la mostra " I giardini nell'armadio".
Lentamente, sotto i miei occhi, sono passate le immagini più significative di questi ultimi anni, da "Alexanderplatz" fino alla sua ultima produzione che ha come tema  "La lana". La sua è una ricerca sull'uomo o meglio sulla sua presenza, immagini dai neri profondi, scattate rapidamente, rivivono il momento emozionale colto dalla fotografia. Il suo mondo è percepito, non raccontato, l'operazione risulta un'implosione, la forma dell'immagine sta nel contorno e spesso il frammento umano entra di apparente sfuggita.
Un mare agitato, un gabbiano nitido e un uomo cha passa incappucciato con la faccia nera, la lettura viene posta sotto aspetti diversi; risultano certamente aspetti naturalistici e psicologici nel suo modo di operare, ma la riflessione sull'uomo è chiara, attuale e spietata. Vicina, come afferma lei stessa, e non solo geograficamente, alla fotografia di Giacomelli( guardando le sue immagini scopro con suo stupore similitudini tra i soggetti ripresi, la bimba sull'altalena ne è un esempio) , Adriana la supera percorrendo una strada autonoma talvolta dando vita alla morte. Emblematico a questo proposito è il cane di pietra, fotografia scattata nel '92, che ha la forza di rimettere in gioco una forma statuaria ridandole vita( il cane non sembra forse pronto a scattare alla ricerca di una preda tra i vasi del giardino?). Esiste in Adriana un vedere oltre, seppure sempre mediato da reti, canne o elementi che danno un'idea di chi o di che cosa sta dall'altra parte, ma esistono anche tunnel e porte che obbligano l'uomo a non scegliere una strada sbarrata e una condizione di sosta, di ripensamento; è come se il nostro destino fosse segnato da una via che noi dobbiamo per forza percorrere.
E' logico che davanti a questa condizione, alla fotografa-artista non rimanga che il sogno ed è in questo angolo che situo il suo ultimo lavoro " La lana" che, come un test di Rorschach, permette a chi guarda queste piccole immagini di vederci denro ciò che vuole. Ripresi in un deposito marciscente di lana questi amalgami diventano strutture arcimboldesche, ne escono fantasmi e spettri. Fin troppo facile sarebbe una lettura psicoanalitica che certamente può essere fatta, tuttavia preferisco dire  che questi fantasmi sono l'attualizazione di un non superato collettivo, sono i fantasmi della nostra epoca ancora in bilico tra convivenza e frammentazione. Passeggiando con lei tra le bancarelle della mia città, la vedo furtiva prendere dalla borsetta la sua minuscola macchina fotografica, inquadrare velocemente e scattare senza preoccuparsi di tempi e diaframma; tra le ombre che lasciano gli ombrelloni, in un fascio di luce, era passato un uomo! Può darsi che la sua sagoma nera lasci un ricordo nel tunnel della vita ed Adriana è lì pronta a coglierlo, a filtrare un'emozione che alla fine è quello che più vale nel contatto tra gli uomini.
                                                                                Maurizio Gioco
Verona 1994

Maurizio Gioco si occupa da molti anni di fotografia pittura scultura illustrazione disegno per carta e tessuto burattini e teatro per ragazzi.